La statua di sant’Eustachio del Palazzo del Sedile di Matera

La statua settecentesca del Patrono di Matera, acefala e priva del braccio sinistro, è stata rimossa per essere restaurata

L’intervento del rappresentante della nostra associazione a conclusione della conferenza stampa del 19 ottobre 2022 tenuta congiuntamente col Comune di Matera

     Il Sedile era un’istituzione amministrativa composta da sei “Eletti”, tre del ceto dei nobili e tre del popolo; era nominato anche un sindaco, scelto nell’anno pari tra i nobili ed in quello dispari tra i popolani.

      Per ovviare alla peregrinazione delle riunioni in vari siti della città, nel 1575 finalmente il Sedile ebbe una propria sede costruita Piazza Grande. Nel 1759 poi furono ampliati gli uffici del palazzo e fu conferito uno stile barocco alla sua facciata, collocando ai lati del grande arco rinascimentale due torri campanarie ed arricchendola con quattro nicchie per collocarvi i simboli del buon governo con sculture femminili a raffigurare le quattro virtù cardinali, cioè la prudenza, la fortezza, la temperanza e la giustizia. Anche in alto furono collocate delle statue: a sinistra quella di sant’Eustachio, a destra quella di sant’Irene a protezione dai fulmini e protettrice minore della città ed al centro, secondo la tradizione, l’immagine della Madonna della Bruna, distrutta durante un forte temporale.

     La presenza di sant’Eustachio sul Palazzo dove si gestiva la cosa pubblica era pienamente motivata: il santo doveva essere di esempio e d’auspicio di una condotta virtuosa da parte degli Eletti che, ad imitazione di sant’Eustachio, capo di una famiglia santa, dovevano comportarsi appunto come buoni padri di famiglia. Altra ragione fondamentale risiedeva nella lunga tradizione che da prima dell’anno Mille vedeva i governanti della città tributare omaggi particolari al santo.

     Sant’Eustachio fu eletto a Patrono di Matera quando si invocò il suo aiuto durante l’assedio dei Saraceni del 994. Secondo la leggenda, infatti, apparvero Sant’Eustachio ed i suoi Familiari vestiti da guerrieri che liberarono la città dall’assedio. Da allora per gratitudine gli amministratori stabilirono di offrire al santo, ogni 20 maggio, danaro, cera e primizie di frutta. Tale usanza perdurò a lungo, tanto che, per esempio, ancora alla  fine del ‘500 i baglivi donavano all’abbazia intitolata a sant’Eustachio sei ducati d’argento e tre ducati di ciliegie, vino e biscotti; ed a fine ‘600, mentre la solennità del 20 settembre si celebrava a cura del Capitolo della cattedrale, quella del 20 maggio continuava ad essere a spese dell’amministrazione pubblica con l’omaggio di tre libre di cera bianca lavorata.

     La ricorrenza del 20 maggio continuò anche in seguito con l’esposizione dell’immagine di sant’Eustachio nell’androne del Palazzo del Sedile e con l’offerta dei doni da parte del Municipio, consistenti, dal 1812 al 1874, nella somma di sei ducati, diventati Lire 25,50 dopo l’Unità d’Italia. A partire dal 1875, invece, la Giunta comunale abolì l’articolo del bilancio riferito alle offerte religiose. Una parvenza di questa antica tradizione riapparve dopo la prima guerra mondiale, ed è rimasta finora: il 20 settembre il sindaco di Matera dona l’olio per la lampada votiva che viene accesa all’altare del santo in cattedrale in memoria dei caduti. 

      La decisione di restaurare la statua di sant’Eustachio posta sulla sommità del Palazzo del Sedile, molto deteriorata dalle intemperie (è acefala e manca il braccio sinistro), va a sottolineare la stretta relazione mantenuta per oltre 1000 anni dai governanti della città, implicitamente riaffermando l’intento di gestirla come buoni padri di famiglia sull’esempio del Patrono e seguendo le virtù cardinali rappresentati sulla facciata dell’edificio: prudenza, giustizia, temperanza e – virtù davvero indispensabile oggi – fortezza. E qui va ricordato che l’altro nome con cui è invocato il santo è Eustazio, che significa appunto “fortezza”; peraltro, il nome più conosciuto, Eustachio, nel suo significato di “buon raccolto” rinvia appunto allo scopo di una buona amministrazione: la prosperità della città governata.

Franco Moliterni