Il presepe di cartapesta esposto nell’atrio del Palazzo dell’Annunziata

     Basta osservare, soprattutto di sera, lo spettacolo che si presenta da un qualsiasi affaccio sui Sassi per avere conferma di quanto sia pertinente l’appellativo di Matera “Città Presepe” ricordato da Franco Martina nei suoi contributi del 9 e del 17 scorso su www.giornalemio.it, richiamando peraltro il cinquecentesco presepe in pietra policroma scolpito da Altobello Persio e Sinnazzaro da Alessano custodito in cattedrale. Ebbene, proprio di fronte all’affaccio sul Sasso Barisano di Piazza Vittorio Veneto, che ha sullo sfondo quella cattedrale, è possibile contemplare l’incantevole presepe in cartapesta di proprietà dell’Associazione Maria SS. della Bruna, realizzato alcuni anni fa da Andrea Sansone. Collocato in fondo all’atrio del cinema comunale “G. Guerrieri”, e in parte occultato dalla grande struttura luminosa fatta realizzare del Comune, esso è poco visibile da chi passa di lì, ma se ci si avvicina all’inferriata, che sembra recluderlo più che custodirlo, si è assaliti da un groviglio di sentimenti frammisti di tristezza per un Natale segnato dalla grave pandemia e insieme di speranza nella rinascita raffigurata dal Bambinello al centro della scena sacra. 

     Guardando quel presepe di cartapesta è inevitabile soffermare lo sguardo anche sui tre Re Magi che attorniano la culla, sovrani  stranieri che si ritiene rappresentino le tre razze umane discendenti da Sem, Cam e Iafet, figli di Noè; sovrani che guidati da una stella giunsero fino a Betlemme recando tre doni, l’oro, l’incenso e la mirra: l’oro, simbolo della regalità e del potere, prerogative del divino e non di élite umane; l’incenso, fumo profumato che avvolge l’altare nelle liturgie solenni per onorare la divinità, in oriente adoperato anche per purificare l’aria; la mirra, unguento usato in tempi antichi non solo per ungere il corpo dei morti, ma anche per sanare le ferite e come tale simbolo di cura per guarire i mali fisici e morali.

     Ma i doni dei Re Magi che rappresentano l’umanità richiamano i tre doni che tutti noi aspettiamo oggi: l’oro, ovvero la pioggia di danaro assegnato dalla Comunità Europea, da distribuire con saggezza a vantaggio di coloro che più si sono indeboliti con la pandemia; l’incenso, ovvero l’aria che respiriamo venga purificata dalla mortale infezione; la mirra, ovvero il vaccino sia massicciamente disponibile al più presto, cosicché prevalga l’idea dell’uso di quell’unguento profumato come cura dei mali e non come unzione dei corpi delle migliaia di vittime che contiamo quotidianamente.

     Con queste riflessioni l’Associazione Maria SS. della Bruna invita tutti i cittadini ad ammirare il presepe di cartapesta, se non direttamente almeno nella foto che proponiamo, anche se le sculture in cartapesta della Vergine e San Giuseppe accanto alla culla di Gesù Bambino e quelle dei tre Re Magi insieme a un angelo, ricordano con struggente nostalgia le similari sculture del carro che porta in trionfo la Madonna della Bruna. Il carro, appunto, che il 2 luglio 2020 non ha potuto, come gli anni precedenti, fendere la folla gremita lungo il percorso processionale; il carro che, “recluso” anch’esso nel laboratorio di Piccianello, aspetta di essere contemplato nella sua magnificenza barocca stracolma di statue, angeli, fregi, e nel tripudio dei suoi colori in una vasta gamma di freschi toni primaverili conferiti dall’estro artistico del suo ideatore e costruttore.

  Associazione Maria SS. della Bruna